Venti di guerra

Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa, non è il tulipano
Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
Ma sono mille papaveri rossi

Lungo le sponde del mio torrente
Voglio che scendano i lucci argentati
Non più i cadaveri dei soldati
Portati in braccio dalla corrente

Così dicevi ed era d’inverno
E come gli altri verso l’inferno
Te ne vai triste come chi deve
Il vento ti sputa in faccia la neve

Fermati Piero, fermati adesso
Lascia che il vento ti passi un po’ addosso
Dei morti in battaglia ti porti la voce
Chi diede la vita ebbe in cambio una croce

Ma tu non lo udisti e il tempo passava
Con le stagioni a passo di giava
Ed arrivasti a passar la frontiera
In un bel giorno di primavera

E mentre marciavi con l’anima in spalle
Vedesti un uomo in fondo alla valle
Che aveva il tuo stesso identico umore
Ma la divisa di un altro colore

Sparagli Piero, sparagli ora
E dopo un colpo sparagli ancora
Fino a che tu non lo vedrai esangue
Cadere in terra a coprire il suo sangue

E se gli sparo in fronte o nel cuore
Soltanto il tempo avrà per morire
Ma il tempo a me resterà per vedere
Vedere gli occhi di un uomo che muore

E mentre gli usi questa premura
Quello si volta, ti vede e ha paura
Ed imbracciata l’artiglieria
Non ti ricambia la cortesia

Cadesti in terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento
Che il tempo non ti sarebbe bastato
A chiedere perdono per ogni peccato

Cadesti a terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento
Che la tua vita finiva quel giorno
E non ci sarebbe stato un ritorno

Ninetta mia, a crepare di maggio
Ci vuole tanto, troppo coraggio
Ninetta bella, dritto all’inferno
Avrei preferito andarci in inverno

E mentre il grano ti stava a sentire
Dentro alle mani stringevi il fucile
Dentro alla bocca stringevi parole
Troppo gelate per sciogliersi al sole

Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa, non è il tulipano
Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
Ma sono mille papaveri rossi

(La guerra di Piero di F. De Andrè)

Una realtà che supera l’immaginazione… Le guerre esistono, ci sono sempre state, guerre ideologiche, guerre di religione, guerre di occupazione, ma questa ci soffia vicino e siamo spaventati.

Buon anno in ritardo!

Non si sa mai cosa può riservarti la vita.

Al mondo, da circa due anni, ha riservato una pandemia. Un nuovo, maledetto virus, un fantasma spesso letale, per lo più ignoto e non ancora debellato definitivamente se non con dosi di vaccino che non sempre sortiscono effetti duraturi.

E il nuovo anno, il 2022, nonostante tamponi, quarantene, auguri, speranze e buoni propositi non è iniziato benissimo!

Però eccomi di nuovo qui, caro blog, nonostante lunghi mesi di silenzio… bloccata davanti alla tastiera… la pagina bianca è lì, davanti a me, ma la difficoltà e l’incapacità di ricominciare a scrivere ha avuto il sopravvento!

Cosa dire? Se non che il raccontare mi è mancato molto, che ormai il dipingere è diventato un’esigenza per allontanare i pensieri, le preoccupazioni e le trasformazioni avvenute durante questi lunghi mesi di assenza.

Dopo diciannove anni di blog non potevo dimenticare i tanti contatti avuti, le condivisioni, le emozioni, le fantasie, le letture divertenti, le poesie… ho ripreso quel treno, lasciato da molti purtroppo. L’ho ripreso al volo per non perdere i contatti “speciali” che ancora, dopo anni, viaggiano con me.

Buon anno amici speciali, anche se in ritardo torno a leggervi con tanta curiosità!

Uno dei miei recenti lavori.

I colori dell’anima

Saper scrivere è un’arte. Molti sostengono che sia un dono innato. O ce l’hai o non ce l’hai.

Saper esprimere, attraverso le parole scritte, i propri sentimenti e le proprie emozioni aiuta a contattare quei territori dell’anima che più ci spaventano.

Ma in questo lunghissimo anno e mezzo di pandemia tante, troppe parole sono state scritte e dette.

Ho preferito i colori alle parole scritte, ho preferito esprimere le mie emozioni sulle tele.

Così… riempiendo di colori la mia anima di fronte a tanta bruttezza…

Il mistero di un ritratto

Tempo fa affascinata ed incuriosita dalla storia di questa giovane nobildonna romana, Beatrice Cenci, nata nel 1577, feci delle ricerche sulla sua tragica vita.

Chi era Beatrice Cenci? Una giovane donna che a 16 anni venne rinchiusa in una fortezza ed abusata sessualmente e per lungo tempo da un padre tiranno e violento, Francesco Cenci. Dopo anni di questi soprusi, con l’aiuto della madre e dei fratelli, organizzò l’uccisione dello stesso per vendicare il proprio onore.

Purtroppo, dopo un processo farsa, senza tenere conto dei soprusi commessi dal padre, tutta la famiglia venne prima torturata e poi condannata a morte, pena la decapitazione.

La giovane nobildonna, come ampiamente documentato in un commento al mio precedente post dall’amico Sergio Sestolla dove, tra l’altro, si faceva cenno al dramma sulla violenza delle donne, fu forse la prima vera martire della Roma papalina.

Sul ritratto della giovane Beatrice, attribuito al pittore Guido Reni, che si trova in una delle sale del Palazzo Barberini a Roma, c’è però un grande mistero.

Per dipingere la fanciulla, Guido Reni avrebbe dovuto averla vista, ma alcune fonti storiche non lo danno a Roma prima dell’anno 1600 e, a quella data, Beatrice era già stata giustiziata. Il dipinto è datato 1599 e questa data sembra piuttosto strana.

Sembrerebbe, infatti, che l’autore del ritratto, ossia l’autrice in questo caso, sia una pittrice bolognese non molto conosciuta, Ginevra Cantofoli. Il suo “Testa di ragazza”, dipinto conservato al Museo Ala Ponzone di Cremona, somiglia moltissimo al ritratto dove si raffigura Beatrice Cenci. La mano sembra essere la stessa ed i volti sono assolutamente simili. Certamente la stessa modella.

Allora perchè attribuire il ritratto a Guido Reni? Probabilmente perchè, essendo un celebre pittore, per di più un uomo aggiungo, il dipinto assume maggior valore.

Mi chiedo chi sia stata veramente la giovane fanciulla ritratta…

27 gennaio giornata della memoria

Anni fa, quando visitai la casa di Anna Frank ad Amsterdam, ricordo che non riuscii a trattenere le lacrime.

Salendo quelle piccole e ripide scale, osservando le pareti ingiallite dal tempo, le finestre chiuse per non farsi vedere dall’esterno, la libreria messa a celare l’ingresso del nascondiglio, ogni oggetto parlava nel silenzio. Un silenzio irreale.

Quello che si prova in quelle stanze non potrebbe mai essere raccontato attraverso le immagini. Va vissuto. Immaginando la vita di una giovinetta di 15 anni che sognava di diventare una giornalista o una grande scrittrice.

Il museo, ad ogni piccolo passo, ti racconta la vita di una famiglia normale devastata dall’ignoranza e dal razzismo di gente che si credeva superiore. Di gente che credeva in una razza di serie A.

E più camminavo, più osservavo e più diventavo Anna, mi affezionavo a lei, alle sue parole lasciate in un diario letto e riletto non ricordo quante volte e più non avrei voluto arrivare alla fine di quel percorso…

Perchè sapevo già come sarebbe finito. E allora avrei voluto che quel viaggio nella memoria non finisse mai…

2020 annus horribilis

“Anno bisesto anno funesto”, è un celebre detto popolare conosciuto da tutti. In Toscana, e quì la mia amica Vitty lo può confermare, si dice: “anno bisesto chi la scampa gli è lesto”.

Portatore di sfortuna ed avvenimenti drammatici, il 2020 sembra, purtroppo, confermare tale diceria che risalirebbe addirittura ad epoca romana.

Esattamente nel 69 d.C. si abbatteva su Roma una delle disgrazie più funeste della sua lunga storia: un insieme di eventi sanguinosi legati alla guerra civile. In meno di 12 mesi ci furono tre imperatori: troppi, e sicuramente poco buoni.

Il 2020 non ci ha portato una guerra civile, ma una pandemia mondiale, un “nemico invisibile”, il Covid. Parola ignota ai vocabolari di qualunque lingua.

E’ stata comunque una guerra che ci ha lasciato una lunga scia di morti e di eventi nefasti. E stiamo ancora combattendo…

Questo 2020 è stato un anno da sopravvissuti, per chi ce l’ha fatta… Un anno in cui il battito del mondo è parso a tratti rallentare, fin quasi a fermarsi.

Fra poche ore entreremo in un nuovo anno, il 2021 e ci lasceremo alle spalle dolore e speranza. Lo inizieremo, spero, con un nuovo sguardo verso il futuro, senza dimenticare ciò che è stato e chi ci ha lasciato…

Auguro a tutti gli amici del blog un nuovo anno di speranza e di sogni !

Arrivederci mamma…

Alla fine, dopo diciotti giorni, è volata via…

Non so nemmeno perchè scrivo, faccio fatica ad esprimermi, forse sarebbe meglio tenere tutto dentro, non riesco a trovare le parole ed il dolore è ancora troppo forte.

In questi giorni non sembra nemmeno che valga la pena di dare inizio ad alcunchè. Non riesco a stare tranquilla. Giro a vuoto, sposto gli oggetti di qua e di là, salgo nello studio, guardo le tele, i colori ed un profondo senso di vuoto mi assale. Non ho voglia di niente…

Fino a questo momento avevo sempre troppo poco tempo. Ora non ho che tempo…ed è una strana sensazione.

Eppure era scritto che tutto questo doveva arrivare, ma non si è mai pronti, non si è mai pronti a non essere più figlie.

Perdere una madre, seppure anziana, è sempre un dolore grande, un vuoto, una profonda nostalgia…

La scarsa razionalità di questi giorni mi dice di essere stata fortunata. Soprattutto in questi lunghi e tremendi mesi durante i quali le persone, tante, forse generazioni intere, muoiono in solitudine, senza avere accanto i loro affetti. Gli ultimi giorni sono stata vicina a mia madre sempre e, nonostante il suo stato, credo che abbia in qualche modo sentito la mia presenza fino alla fine…

Arrivederci mammì…

Auguri per un compleanno diverso…

Buon compleanno  Mamma!

Dopo anni e anni di festeggiamenti con tutta la tua famiglia, oggi sarà un compleanno diverso.

Ho portato una torta, oggi festeggerai con i tuoi compagni… non so se sarà la stessa cosa o se ti renderai conto dei 95 anni passati, ma ho voluto ugualmente che questo giorno  sia importante per te-

Ti ho vista un attimo, da dietro il cancello. Mi hai sorriso e questo mi conforta perchè, nonostante la malattia che cancella i ricordi, mi hai riconosciuta.

E’ stato solo un attimo… Auguri di cuore mamma!

Mi piace ricordarti così, con questo ritratto fatto anni fa e ripreso da una vecchia fotografia.

Incontri… per caso

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Nella vita ci sono incontri e incontri.  Casuali e qualche volta fortunati.

Vivo in questo paese da più di trent’anni, conosco persone, alcune le frequento, alcune solo “di vista” (ma loro conoscono bene me…, si sa che nei paesi si conoscono un po’ tutti…).

Altre, quelle più importanti, quelle con le quali era nato un feeling, sono volate in cielo…

Poi un giorno d’estate, vieni a sapere che c’è un piccolo locale, un wine bar, in altri tempi  spesso chiuso per cattive gestioni, che ha cambiato proprietario e che è diventato, grazie alla nuova, un piccolo circolo culturale.

DACATE, questo il nome del locale gestito da Caterina dove musica, arte, food ed un buon bicchiere di prosecco si intrecciano meravigliosamente.  E quì viene il bello!

Durante i mesi di giugno, luglio e agosto, oltre a varie manifestazioni musicali, canti e serate di flamenco, il locale ha ospitato diverse mostre di quadri, a cui hanno partecipato professionisti e dilettanti.

Ho colto la palla al balzo e dopo aver presentato i miei quadri, con l’approvazione di Caterina, d’accordo con lei ho organizzato una mostra con le mie nuove opere.

Sabato scorso c’è stata l’inaugurazione con un successo che non mi aspettavo.

Emozionata come sempre…