Il mare

“Voglio saltare nell’acqua per cadere sul cielo”(P. Neruda)

“Il mare
vuol sollevare
il suo coperchio.

Giganti di corallo
spingono
con la schiena.

E nelle grotte d’oro
le sirene tentano
una canzone che addormenti
l’acqua”.
(F.G. Lorca)

“Uomo libero, sempre tu amerai il mare!
Il mare è il tuo specchio; tu miri, nello svolgersi
infinito delle sue onde.
La tua anima. Il tuo spirito non è abisso meno amaro”.

(C. Boudelaire)

“Scavalcare il muretto che divide
la strada dal sentiero di cemento sopra il litorale.
Mi riporta acutamente alla memoria
qualcosa che da tempo mi è già noto.
La minuscola allegrezza delle rive del mare.
Tutto s’affolla sotto il basso orizzonte:
la spiaggia scoscesa, l’acqua azzurra,
le rosse cuffie per il nuoto,
gli asciugamani, il fresco ripiegarsi delle piccole
onde silenziose sulla calda sabbia gialla e,
più lontano, un bianco bastimento immobile
nel meriggio.”
(P. Larkin)

Ieri tutto il giorno al mare, giornata stupenda… “uomo libero, sempre tu amerai il mare!” Ho passato ore sdraiata a guardare quell’orizzonte azzurro infinito…

Dedicato a te

Sono spaventosamente monogama. Io ed Ermanno ci siamo conosciuti quando avevo 18 anni, stiamo insieme da 30, sposati da 26 (il 3 settembre di quest’anno). Come si fa, non lo so: funziona.
Si dice che sulle piccole cose cadano i grandi amori, ma se si comincia da giovani si ha il tempo di adattarsi l’una all’altro.
Per esempio io, per carattere, sono un po’ musona, un po’ chiusa e lui mi ha cambiato in meglio.
La mattina quando mi alzo ho bisogno di tempo per riprendermi, per regalare buonumore, lui ha imparato a lasciarmi stare.
Lui invece è sempre carico di energia, canticchia in bagno, parla continuamente, io ho imparato ad ascoltare.
Andiamo d’accordo, non su molte cose, ma soprattutto su quelle essenziali.
Certo, lo stato di estasi, lo stordimento iniziale non si può replicare in eterno.
Il pericolo? Quando ti sembra che nell’altro non ci sia più niente da scoprire, quando subentra la pigrizia di dire: ma sì, continuiamo così.Io invece sono felice di avere ancora voglia di scoprire e di discutere soprattutto.
Una volta, qualche tempo fa, mentre eravamo in macchina presi a discutere e a non trovarsi d’accordo su quale atteggiamento tenere nei confronti della figlia maggiore, ci siamo scaldati talmente tanto che, ad un semaforo, sono scesa dalla macchina sbattendo lo sportello.
Sono tornata a casa a piedi, lui in macchina nello stesso momento. Mi era venuto a cercare.
Musi lunghi per mezz’ora, poi ci siamo resi conto dell’imbecillità della cosa e soprattutto che certi atteggiamenti ci ricordavano la nostra gioventù. Ci abbiamo riso sopra.
Però, ecco, quando hai ancora quella voglia di accalorarti, vuol dire che la passione, nonostante gli anni, è viva…

Proibizionismo maniacale

Avevo 16 anni quando ho provato ad accendere la mia prima sigaretta.
Non sono una fumatrice incallita e nel corso degli anni non ho mai superato le 8/10 al giorno. Mi sento autorizzata a protestare contro il dilagante terrorismo che appare sui pacchetti di sigarette con la scritta: il fumo uccide.
Una sentenza mortuaria immediata e totale. Questa moda, adottata di recente da un Ministro dal proibizionismo maniacale, fa del fumo il diavolo in persona, mentre si contano a migliaia gli alimenti, i liquidi, gli oggetti che possono causare i decessi.
Perchè non affiggere questa nefasta frase anche su un salame, una besciamella, un tiramisù? Che differenza c’è tra la nicotina ed il colesterolo? Perchè le dipendenze degli altri veleni devono essere ignorate e protette ed il fumo invece deve essere additato con orrore e spavento?
La scritta: il fumo danneggia gravemente te e chi ti sta intorno sui pacchetti di sigarette in un tempo in cui le guerre in corso sono più di una trentina, in cui la fame uccide milioni di persone e le epidemie fanno strage, appare come una esagerazione da esercito della salvezza.
Che il funo faccia male lo sanno anche i sassi e se molti continuano a fumare è perchè il piacere è superiore alla paura e, comunque perchè questa offensiva ossessiva in un mercato che distribuisce, sponsorizza e spesso impone veleni peggiori, finisce per essere fastidiosa e controproducente.
Anni fa i salutisti avevano un altro nemico: l’assenzio, bevuto da una certa èlite: artisti, politici, finanzieri. Ora che non è più di moda, anche il nome viene ignorato.
E poi questo annuncio mortuario, scritto a caratteri cubitali, rovina il fascino esotico di certi pacchetti famosi come “Camel” e “Luky Strike” che, nella seconda guerra mondiale arrivarono fra le italiane “Macedonia” e “Nazionali” come l’annuncio del benessere…

Mia figlia

Ogni volta che ci lascia una parte di me va via con lei.
Non resiste più di due, tre giorni.
In vacanza, la settimana scorsa, ne abbiamo trascorsi quattro insieme: un vero record. Difficilmente da sole per parlare.
Si circonda di amici anche quando sta con noi. Un alibi per evitare confidenze e segreti che non abbiamo più o che forse non abbiamo mai avuto.
Ho cercato di parlare, di capire la sua vita, i suoi desideri, i suoi progetti, il suo altalenante “male di vivere”: trovo sempre una porta chiusa.
Non mi appartiene più. Chissà se, nonostante la sua dura ostinazione, i miei consigli vengono recepiti… La sua indipendenza a volte mi fa paura, dovrei esserne orgogliosa ed invece sento che usa una maschera per nascondere la sua fragilità.
Da mesi non metteva più piede nella sua casa, la casa di campagna, dove è cresciuta e dove siamo tornati a vivere io, suo padre e sua sorella.
La sua stanza, le foto attaccate sulla parete, dietro il letto, i poster, i libri di scuola, i vestiti nell’armadio, le mie poesie a lei dedicate per i 18 anni. Ogni volta che apro quella porta i ricordi riaffiorano e a stento trattengo le lacrime.
Anche per lei è così. “Mamma è così triste questa mia stanza… Devo staccare tutte quelle foto”. Quando e perchè? La sua vita è cambiata, il suo carattere ha subito una metamorfosi. Gelosia? Vuole vivere per conto suo, a casa di una nonna che non c’è quasi mai e che non può fare le veci di una madre. “Non posso tornare indietro, mamma”, mi ha detto tempo fa.
Ma è giusto che io non sappia se è felice, se è triste, se sta male, se sta bene, se le manca la sua famiglia?
Anch’io sono stata così egoista nei confronti della mia famiglia? O le invidio l’indipendenza che non sono mai riuscita ad avere?
Vorrei stringerla e riempirla di baci come facevo quando da bimba mi diceva: “Mamma sto sempre con te”.
E’ cresciuta, ormai è una donna, ma non è quì con me… e mi manca da morire. I figli sono piezzi e core…