Sottomissione e prevaricazione

L’ultimo mio post augurava per il nuovo anno serenità. Le notizie sui fatti di Parigi sono ormai lontane. Ma la tragedia accaduta il 7 gennaio scorso in Francia e non solo, continua a frullarmi nella testa insieme a mille domande.

Ho evitato a caldo commenti e sensazioni, ma sento che oggi devo dire qualcosa.

Le parole, brutte, “sottomissione” che letteralmente significa “mettersi sotto” e “prevaricazione” vengono usate quando il più forte ha la meglio sul più debole. La scia delle notizie lasciata dopo la tragedia accaduta nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo ci vuol far credere che “sottomissione” è uno dei possibili modi di tradurre la parola Islam?

Un modo approssimativo perchè informandomi (non si parla d’altro ultimamente), mi sono resa conto che Islam vuol dire molto di più e non ha niente a che vedere con prevaricazione: evoca “uno stato di totale abbandono e resa a Dio per entrare in una dimensione di sicurezza e di pace (salam)”. Lontano quindi dall’arrogante fanatismo degli estremisti armati di kalashnikov e dei tagliagola che riempiono ormai da mesi i nostri schermi TV.

Il giornale satirico già da tempo era stato oggetto di minacce, ma mai prima d’ora il fanatismo islamico si era spinto a tanto, soprattutto in occidente. 

Qual è il segnale? Vogliono farci credere che saremo presto tutti “sottomessi” perchè non abbiamo più fede? Vogliono riempirci la testa di odio e pregiudizi perchè la forza è più virile della diplomazia e del dialogo? La rabbia più forte del rispetto?

Ritengo che il rispetto sia l’unica via possibile per fermare questa guerra. Il rispetto per il Dio degli altri. Il rispetto per le idee, anche quelle che non ci piacciono. Ed il rispetto per la vita umana, che sembra essersi perduto nell’orrore di questi atti…

L’abbraccio (Mary)