Notte prima degli esami

Eh sì, me lo ricordo l’esame di maturità, nonostante siano passati un bel po’ di anni…

Quella sensazione di non sapere niente, di non aver studiato a sufficienza, di non essere abbastanza pallida, con la febbre a 38, da convincere la commissione ad avere un po’ di umanità per la mia condizione fisica.

Mi ricordo i vocabolari pesanti, la campanella che ha un suono diverso dai cinque anni precedenti e i banchi disposti in corridoio, protetti dalla statua di Cesare Augusto che, sicuramente, è ancora lì con il braccio proteso in avanti, quasi volesse indicare il futuro verso cui guardare…

Ricordo la mattina degli orali: la scelta del vestito giusto, un filo di trucco e quel tragitto fatto migliaia di volte da casa a scuola e diventato improvvisamente un percorso faticoso e sconosciuto…

E poi la “chiamata” e quella sedia solitaria davanti ad occhi ed orecchie estranee, mentre dietro di me i compagni di classe facevano da mantello.

Ricordo il prof. di greco, un tipo strano, molto anziano davanti ai miei occhi di allora. E quella domanda… – Sig.na, mi parli del “pomo d’oro”… a proposito, Lei sa quanto costano i pomodori al mercato?”

Risate trattenute, risposte esaurienti, forse buttate lì a caso. E quella stretta finale di mano, la prima di tante strette di mano, di tante sedie scomode, di tanti occhi ed orecchie estranei.

E, alla fine, quel senso di leggerezza e la voglia di lanciare via i libri e correre incontro alla vita!

Perchè l’esame di maturità è l’inizio dell’avventura, è il momento dei sogni e dei progetti e del domani che tende la mano…

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15 pensieri riguardo “Notte prima degli esami

  1. Gli anni più belli e spensierati, nonostante lo studio. Chissà perché anche a me è rimasta in mente la prof. di greco. Un incubo. Brutta come la fame, piccolina, rachitica con un cespuglio grigio topo al posto dei capelli. Hai presente Rosa Russo Iervolino? La gemella. Compresa la voce sgraziata, gracchiante. Entrava, salutava, si sedeva, apriva il libro e cominciava a leggere e tradurre, leggere e tradurre, per un’ora. Una tortura, Se mi è rimasta in testa c’è un motivo. Per fortuna, o purtroppo, tutto passa. Te lo dico con quattro versi (un raro caso in cui la saggezza si sposa on la poesia), tratti da “La canzone di Nanna” di Bertolt Brecht:

    “Grazie a Dio, tutto passa presto,
    anche l’amore e persino l’affanno.
    Dove sono le lacrime di ieri sera?
    Dov’è la neve dello scorso anno?”.

    Purtroppo, però, passano anche gli amici, le amiche, le avventure, la scoperta della vita, dell’amore, passa tutto. E chiudo, altrimenti mi intristisco. Un abbraccio, buona serata.

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    1. Caro Giano, leggendoti ho avuto come un sussulto… la tua prof. di greco somigliava tantissimo alla mia di matematica! Uguale uguale. Ed ora capisco perchè non ho mai amato questa materia. Dalle medie al liceo tutte le prof. di matematica non si potevano guardare!

      Non ti intristire caro amico, tutto passa perchè passano gli anni, purtroppo…ma forse l’avventura continua!

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  2. Bellissima rievocazione di quegli anni. E’ vero, la maturità è l’inizio dell’avventura, ricordo vivamente quelle sensazioni, come anche quella di non sapere niente, della mente che si vuota: veramente terrorizzante.

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    1. Benvenuto nel mio blog carissimo! E’ vero, ci rimane il presente. Ai nostri occhi, forse, non così bello.

      Rievocare quegli anni è stato come riviverli un po’, proprio perchè questo è il mese degli esami! I primi, poi, come ben sappiamo, la vita ce ne ha fatti superare tanti.

      Ciao e a presto.

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  3. Cara Mary, io ancora la sogno di notte la mia maturità.

    Rosmini in Filosofia continua a perseguitarmi, ma per mia fortuna, avendo portato come classico greco “Il Reso” di Euripide, compenso il tutto vedendo in sogno Afrodite (ti assicuro che è veramente bella) che guida il cocchio trainato dalle preziose cavalle bianche del re dei Traci.

    E ne sono passati anni! E i voti erano in decimi, e il sei e il sette era un bellissimo voto!

    Come tu ben dici, Mary, effettivamente “l’esame di maturità era l’inizio dell’avventura, il momento dei sogni e dei progetti e del domani che tende la mano…”

    Per questo, se non dispiace, condivido, a proposito di “sogni e progetti” dei giovani maturati, ho vissuto alcuni anni fa, a seguito della “Maturità” di mia figlia, che al domani “tendeva la mano”, avvilita per avere preso proprio in quei momenti un voto finale (già le votazioni erano in sessantesimi), che le aveva lasciato immensa delusione, con riscatto, però, l’anno successivo al primo esame all’Università.

    M A T U R I T A’

    Seduta sui gradini del ‘Pio IX’
    dicevi tra le lacrime: “Perchè? . . .
    perchè succede questo? . . . Io non sono,
    non sono tipo da 43 . . .

    Aiutami, papà, diglielo tu
    ch’io non l’accetto . . . ho studiato troppo
    per meritare solo 7+ . . .
    non ci resisto . . . ho in gola un groppo

    se no vedresti l’urlo che farei,
    perchè è cattivo e ingiusto far così . . .
    Dimmelo tu, che buono e giusto sei,

    ma la Maturità è tutta qui?
    Potrò credere ancora ai sogni miei?”
    T’ho dato il fazzoletto e ho detto: “sì!”

    (un anno dopo)

    Ridammi il fazzoletto; come vedi,
    trionfa la giustizia quando può . . .
    al mondo ce n’è più di quanto credi
    e forse più di quello che io so!

    Passato è un anno ed or sei ben contenta
    . . . prima materia all’Università
    . . . Economia Politica . . . un bel 30,
    con Malthus il ‘Pio IX’ se ne va.

    Sempre più vago resta quel ricordo,
    scompare da tua mente quella frode,
    scordi quel pianto — io non me lo scordo —

    e ridi con le belle guance sode.
    “Però, papà . . . ” — soggiungi — Alt! son sordo . . .
    il 30 mi sta ben pur senza lode.

    (Sergio Sestolla)

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    1. Anch’io, anch’io, caro Sergio, spesso mi ritrovo a sognare quel periodo! Specie di questi tempi, quando i ragazzi sono impegnati a prepararsi per la maturità. Che poi uno si prepara, si prepara, ma come anche tu racconti nella poesia dedicata a tua figlia, in quei giorni, sarà la stanchezza, sarà l’emozione, sarà la fortuna… difficile che vada come uno spera!

      “Seduta sui gradini del ‘Pio IX’
      dicevi tra le lacrime: “Perchè? . . .
      perchè succede questo? . . . Io non sono,
      non sono tipo da 43 . . .”

      Fortunatamente all’Università, con quel bel 30, ha avuto la sua rivincita!

      Ricordavo l’esame di greco ed il professore esterno della Commissione per raccontare quello strano avvenimento, che in effetti mi accadde durante gli esami che dal V ginnasio (allora ancora esistevano…) mi avrebbero promossa al primo liceo classico.

      Poi, passati i tre anni arrivò il vero e proprio esame di maturità. All’epoca uscì, come seconda prova, la versione dal greco all’italiano. Un brano di Platone, “Elogio della democrazia ateniese”, nel quale Pericle, se ricordo ancora, parlava dell’aristocrazia in versione democratica. Ma è passato così tanto tempo che dovrei fare una ricerca su internet per ritrovare il significato del discorso…

      Altri periodi, altre storie… che ricordo spesso con nostalgia.

      Ciao carissimo e, mi raccomando, continua anche tu a sognare… i sogni son desideriiiii!

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      1. Dato che hai aperto il libro dei ricordi di maturità, Mary, voglio raccontare un episodio che accadde proprio in quella sessione durante la versione di greco e che merita che non resti solo nella mia memoria
        a indicare una persona che fin dai 18 anni dimostrava ampia personalità.
        Come in tutte le classi c’era il superbravo, capace di tradurre le versioni quasi senza vocabolario, oltre ad essere un gioioso amicone di tutti.
        I membri della commissione di certo sapevano della sua bravura, per cui appena la versione venne scritta alla lavagna, tale compagno fingendo di consultare il vocabolario Rocci cominciò a scrivere sul foglietto che si era preparato la tanto attesa da parte nostra salvifica “copia”, senza accorgersi però (sempre un ragazzo era!) che veniva “puntato” da uno della commissione che dopo pochi minuti (lui l’aveva quasi tutta scritta sottobanco) con indifferenza si avvicinò e . . . zac . . . lo colse sul fatto, gli sequestrò il foglietto e lo invitò ad alzarsi e ad andare via in quanto sarebbe stato rimandato di sicuro.

        EGLi, e lo scrivo maiuscolo, non si scompose, raccolse i libri, si alzò dicendo al commissario: “Che vuole che me ne freghi di essere rimandato ad ottobre? , , , tanto sarò di certo promosso. Vuol dire che ad ottobre passerò la copia agli eventuali compagni pure rimandati a quella sessione, i quali ne avranno più bisogno di questi!”. Quindi soggiungendo ancora, rivolto anonimamente ad un altro compagno meno bravo, ma pur sempre bravino, che avrebbe potuto aiutarci, pur essendo un poco timoroso ,”Mi raccomando, nessuno faccia la carogna”, si avviò verso l’uscita.

        Fu rimandato e poi promosso, ovviamente, restando nel sempre nostro cuore, come mi sta capitando in questo momento.

        Nella vita, in maniera molto discreta e silenziose ebbe un grande successo. Peccato che ne abbia perso le tracce. Ancora grazie Franco!

        Buona serata a tutti e studiate, ignorando la frase provocatoria “Studere studere, post mortem quid valere?” Per me è valso molto, anche snobisticamente parlando.

        Ah, scordavo, quel ragazzo non era Cassandro!

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  4. Ma povero Cassandro! Sergio, sei davvero dispettoso! Invece sono convinta che sarebbe potuto benissimo essere lui. Perchè da quello che abbiamo potuto conoscere di lui in questi quindici anni di amicizia bloggarola, è sicuramente la generosità. Vero Mary? Da sempre c’ha consigliato, regalato versi bellissimi, donato la sua amicizia.

    Anche tu hai fatto lo stesso, a generosità diciamo che state bene tutti e due!

    Comunque , è bellissimo il ricordo di quel tuo amico che non ha esitato a farsi rimandare a ottobre per aiutare i suoi compagni di scuola! Bellissimo esempio di altruismo. Meritava di essere promosso solo per questo!

    In quanto alla mia maturità…se ci penso ancora mi vengono i sudori freddi. Nelle materie umanistiche non ebbi problemi , ma in matematica… sudai sangue!!! Per fortuna il passato è passato!!!

    Spesso e volentieri l’emozione gioca brutti scherzi, rendendo l’esaminato insicuro in più c’è l’incognita della commissione di esami che non conoscendo gli alunni può dare una cattiva valutazione anche a soggetti che non lo meritano per niente. Così come è capitato a tua figlia Sergio, che si è vista dare un voto per niente giusto…

    Per fortuna il tempo è stato un galantuomo rendendole giustizia con quel bellissimo 30 all’università.

    Ciao Sergio….studiare serve sempre. Da morti non lo so ma da vivi… 😉

    Ciao Mary, grazie per averci fatto fare un tuffo nel passato!!!

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    1. Cara Vitty, sapessi che sudori freddi anch’io ripensando a matematica! Una materia che non ho mai sopportato. Sarà una prerogativa degli “acquariani”?

      Hai ragione, l’emozione e la timidezza giocano brutti scherzi di fronte agli esami, il racconto fatto a Sergio della mia compagna di classe testimoniano proprio questo. Sicuramente non è stato bello gioire per il risultato finale, ma a quei tempi… si sa come andava tra ragazzi. Probabilmente quella compagna avrà avuto grandi successi nella vita, chissà…

      Studiare serve, eccome! Lo dico sempre alle mie nipotine.

      Ciao carissima, un abbraccio.

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  5. Caro Sergio, ora che ci penso, anch’io avevo una compagna di classe moooolto secchiona (questo era il nostro più gentile complimento nei suoi confronti), ma, a differenza del tuo amico, un GRANDE, lei non passava mai un compito, nè di latino, nè di greco!

    I suoi voti (non prendeva mai meno di 10!) per noi erano non dico irragiungibili, ma quasi… A volte, quando qualcuno di noi si trovava in difficoltà nelle traduzioni, cercavamo di buttare un occhio nei suoi fogli, ma niente… aveva anche la sfacciataggine di coprirsi con il vocabolario.

    La nostra rivincita è stata quando all’esame di maturità, con la Commissione esterna, non prese il massimo dei voti anche perchè la sua timidezza nell’esprimersi agli orali, l’ha castigata!

    Mosca rara il tuo amico, infatti il suo ricordo è ancora indelebile nella tua mente.

    Ciao carissimo, ho aperto l’album dei ricordi con questo post!

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  6. Che bello leggere dei vostri ricordi, mi sembra quasi di ritrovarvi tutti ragazzini alle prese di uno dei primi esami importanti della vita…Che dire, chi si loda si imbroda si sa e quindi mi limiterò a dire che ero una di quelle studentesse non secchione ma bravine e che passavano sempre i compiti…ho ancora delle foto di classe con le dediche di gratitudine (davvero eheheh) di queste compagne con cui sono ancora in contatto su fb. Ricordo che per prepararmi agli esami i giorni precedenti, mi rinchiudevo nel salone di casa e studiavo tutto il giorno uscendo da lì solo per pranzare e cenare. Mamma mia quanto ero preoccupata, sarei potuta essere anche la più preparata del mondo e avrei avuto sempre paura di non farcela…Quanto tempo fa e quanti ricordi…Davvero hai aperto l’album dei nostri ricordi cara amica con questo post! E Speriamo di non avere incubi e di non sognare di dover fare nuovamente gli esami di maturità…per carità…ahahah. A presto ciao ciao Mary!

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    1. Anch’io, cara Alice, non mi ritenevo una secchiona ma, nonostante avessi desiderato fare altri studi (liceo artistico), devo dire che mi sono impegnata abbastanza. Anche perchè ho sempre amato anche le materie letterarie.

      Poi, come spesso accade, nella vita ho fatto altro, Comunque, tutti gli anni, in questo periodo mi ritornano alla mente i famosi esami di maturità. Che sia stato un incubo a mia insaputa??

      Ciao carissima, a presto rileggerti.

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